Nelle sale dal 1 gennaio 2013, distribuito in 360 copie e prodotto da Paco Cinematografica, in associazione con Warner Bros Pictures, Giuseppe Tornatore inaugura l’anno nuovo “offrendo” al grande pubblico il suo ultimo film, “La migliore offerta”, una storia misteriosa, thriller e noir, che si snoda tra realtà e finzione intorno alla figura di Geoffrey Rush, affiancato da Donald Sutherland e dai volti giovani e freschi di Sylvia Hoeks e Jim Sturgess.
Virgil Oldman (Geoffrey Rush) è un rinomato esperto d’arte e banditore d’aste, ricco e solo, dedito in modo maniacale alla sua professione. Tra le sue fobie ed ossessioni, l’uso perenne di guanti per evitare qualsiasi contatto con oggetti e persone esterne, in particolare le donne, esseri che Virgil ritiene di non saper comprendere. Le uniche figure femminili di cui si circonda sono i ritratti di donne di inestimabile valore, collezionati segretamente nella sua casa. La sua piatta esistenza viene stravolta da Claire (Sylvia Oeks), una ragazza affetta da agorafobia, che incarica Virgil di mettere all’asta i pezzi di antiquariato della sua villa. L’attempato banditore, intrigato dal mistero della donna che inizialmente non rivela il suo volto, ha l’impressione di avere a che fare con un essere femminile molto simile a lui. Spinto dall’interesse che nutre per Claire e dai consigli dell’amico Robert, un giovane restauratore di congegni meccanici di ogni epoca, Virgil riesce ad incontrare, aiutare e corteggiare la ragazza, innamorandosi di lei, con risvolti misteriosi, tutti da scoprire.
Se a tratti la vicenda sembra ruotare intorno alle tematiche di verità e falsità, amore, arte e simulazione, e ricorrano temi cari a Tornatore (per esempio, il rapporto problematico dell’uomo con gli spazi ampi già presente ne “La leggenda del pianista sull’Oceano”), il film non vuole essere un film filosofico, nuovo e unico. Come ha ben dichiarato il regista, il suo obiettivo non è quello di proporci una storia originale, ma di raccontare bene una bella storia, operando su di essa una sorta di “artigianato cinematografico”: scriverla, costruirla e plasmarla sul grande schermo in ogni minimo dettaglio. L’intento è senza dubbio ben riuscito: dalla descrizione del complesso profilo psicologico del protagonista, agli interni ampi e suggestivi, all’ ambientazione mitteleuropea.
Ben scritto e diretto da Tornatore, “La migliore offerta” si configura come un vero e proprio romanzo dalla sceneggiatura solida, raccontato in modo lineare. Nonostante, durante la storia, il film si sviluppi come thriller, il suo punto di forza non è il mistero (o meglio, può esserlo solo per un tempo limitato), bensì la personalità del protagonista, delineata in tutte le sue sfaccettature nella prima parte della pellicola. L’attenzione del pubblico è infatti particolarmente rapita dall’interpretazione magistrale dell’attore premio Oscar (“Il discorso del re”) Geoffrey Rush nelle espressioni e sentimenti trasmessi tramite gli occhi e l’uso di ogni minimo muscolo facciale. Ad accompagnare i passi, le movenze e lo stato di ansia e inquietudine dell’attore, le note ormai facilmente riconoscibili, fin dai tempi di “C’era una volta in America” (1984), del Maestro Ennio Morricone.
Sebbene la vicenda risulti prevedibile, soprattutto verso la fine, e forse appesantita da una pellicola che si dilunga un po’ troppo (124'), la storia è avvincente e orientata a valorizzare quel cinema d’autore e di qualità che in Italia non va mai dimenticato.
Elisa Cuozzo
